Atto Secondo: Il costo Dei Sogni
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Atto Secondo: Il costo Dei Sogni
"Dio solo sa come i pazzi sarebbero potuti non esserlo"
-Charles Baudelaire (lo spleen di parigi)
-Charles Baudelaire (lo spleen di parigi)
Marylin Bengs stava seduta nel suo letto con la schiena contro un muro mentre le prime luci del secondo giorno di Ottobre si facevano strada tra le tende sporche della sua picola camera presa in affitto per un pezzo di pane...
Non era riuscita a dormire bene, continuava a vedere la faccia sorridente di Elizabeth Stride mentre ordinava una birra e le giurava che un giorno avrebbe trovato l'uomo della sua vita...ancora era difficile credere che fosse stata uccisa cosí brutalmente. Proprio lei, Elizabeth Stride...
Scosse la testa quello che era sucesso era sucesso, non doveva lasciare che quei pensieri la colpissero cosí. Per di piu aveva altri problemi e preoccupazioni in quei giorni, presto avrebbe dovuto pagare l'affitto di quella stanza e, a meno che non succedesse un miracolo, avrebbe dovuto cercare un altra casa... magari Thomas avrebbe potuto aiutarla...
Ma aveva l'impressione che anche Thomas avesse le proprie preoccupazioni, l'ultima volta che lo aveva sentito le era smbrato molto preoccupato... ma cera anche qualche cosa di piú... Forse avrebbe dovuto andare a vederlo, di sicuro ormai stava gia lavorando alla panetteria.... Ma cio avrebbe voluto dire arrivare in ritardo alla locanda e dio sapeva che aveva bisogno di tutti i soldi che poteva guadagnare....e poi magari avrebbe visto Peter Davidson...
Marylin sospiró mentre la sua mente era assalita da pensieri dubbi, paure....
Kincajou- Numero di messaggi : 206
Età : 34
Localizzazione : Dovunque riusciate a pensare....e anche oltre
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Re: Atto Secondo: Il costo Dei Sogni
Pensava alla sua difficile vita in cui già da ragazzina aveva dovuto imparare a darsi da fare per aiutare la famiglia a tirare avanti, alle notti trascorse a vegliare i fratellini perchè la madre era troppo stanca pwer farlo dopo aver trascorso l'intera giornata a servizio nella casa dei reeley, all'affetto profondo che nutriva per la sua famiglia e alla prematura dei genitori. Pensava a tutto questo quando inspiegabilmente le tornò alla mente la meravigliosa sensazione che aveva provato cinque giorni prima quando la mano di peter davidson aveva sfiorato la sua. Realizzò in quel momento che quella sensazione era sempre stata dentro di lei in quei giorni, ma solo ora se ne rese conto. Che cosa significava ciò? Perchè era così emozionante ripensare a quel fugace contatto fisico?
Cercò di ripercorrere col pensiero ciò che era accaduto. Si rivide nella locanda affollata di uomini perlopìù di basso rango che mangiavano e bevevano, ricordò la stanchezza che aveva provato per tutto il giorno a causa della febbre che già da qualche tempo aveva e soprattutto ricordava il chiasso della locanda: tutti quegli uomini che parlavano, le voci che si accavallavano e lei che avrebbe desiderato tanto il silenzio... Il padrone della locanda le aveva dato un vassoio con due piatti di stufato da portare al tavolo vicino alla finestra equando vi arrivò ebbe l'impressione che la febbre la stanchezza e il fastidio per il chiasso fossero svaniti. Uno dei due uomini seduti al tavolo era un bel ragazzo dai modi gentili e dall'aspetto elegante. Il suo sguardo faceva trapelare una certa sicurezza di sè, intelligenza e bontà d'animo. Mentre merylin stava posando i piatti sul tavolo scontrò i guanti che erano sul bordo facendoli cadere. Rossa in viso imbarazzata si chinò per raccoglierli, il giovane fece altrettanto dicendole di non preoccuparsi e fissandola insistentemente negli occhi. Fu in quel momento che le loro mani si sfiorarono. Il padrone della locanda le disse in seguito che quel giovane era peter davidson, figlio di un ricco mercante di stoffe, da poco arrivato a Londra.
Desiderava proprio rivederlo, ma in quei giorni il suo desiderio non si era avverato.
Questi pensieri, pieni di speranza per il futuro, vennero bruscamente interrotti dalla paura che spesso provava ad ogni rumore insolito, da quando elizabeth era stata uccisa. Con tutti i suoi sensi all'erta cercò di capire cosa potesse aver provocato quello strano rumore proveniente dal corridoio fuori dalla sua stanza. Niente, non si sentiva più nulla e la tensione piano piano aumentò. Dopo qualche istante di puro terrore in cui marylin rimase immobile sul letto, si sentì un tonfo seguito dal miagolio di un gatto che correva nel corridoio. Ricordò di aver visto in corridoio la scopa appoggiata al muro vicino alla porta della sua camera. Senz'altro il gatto l'aveva scontrata e fatta cadere. Si tranquillizzò un po', ma se il rumore non fosse stato causato da quello?
Cercò di ripercorrere col pensiero ciò che era accaduto. Si rivide nella locanda affollata di uomini perlopìù di basso rango che mangiavano e bevevano, ricordò la stanchezza che aveva provato per tutto il giorno a causa della febbre che già da qualche tempo aveva e soprattutto ricordava il chiasso della locanda: tutti quegli uomini che parlavano, le voci che si accavallavano e lei che avrebbe desiderato tanto il silenzio... Il padrone della locanda le aveva dato un vassoio con due piatti di stufato da portare al tavolo vicino alla finestra equando vi arrivò ebbe l'impressione che la febbre la stanchezza e il fastidio per il chiasso fossero svaniti. Uno dei due uomini seduti al tavolo era un bel ragazzo dai modi gentili e dall'aspetto elegante. Il suo sguardo faceva trapelare una certa sicurezza di sè, intelligenza e bontà d'animo. Mentre merylin stava posando i piatti sul tavolo scontrò i guanti che erano sul bordo facendoli cadere. Rossa in viso imbarazzata si chinò per raccoglierli, il giovane fece altrettanto dicendole di non preoccuparsi e fissandola insistentemente negli occhi. Fu in quel momento che le loro mani si sfiorarono. Il padrone della locanda le disse in seguito che quel giovane era peter davidson, figlio di un ricco mercante di stoffe, da poco arrivato a Londra.
Desiderava proprio rivederlo, ma in quei giorni il suo desiderio non si era avverato.
Questi pensieri, pieni di speranza per il futuro, vennero bruscamente interrotti dalla paura che spesso provava ad ogni rumore insolito, da quando elizabeth era stata uccisa. Con tutti i suoi sensi all'erta cercò di capire cosa potesse aver provocato quello strano rumore proveniente dal corridoio fuori dalla sua stanza. Niente, non si sentiva più nulla e la tensione piano piano aumentò. Dopo qualche istante di puro terrore in cui marylin rimase immobile sul letto, si sentì un tonfo seguito dal miagolio di un gatto che correva nel corridoio. Ricordò di aver visto in corridoio la scopa appoggiata al muro vicino alla porta della sua camera. Senz'altro il gatto l'aveva scontrata e fatta cadere. Si tranquillizzò un po', ma se il rumore non fosse stato causato da quello?
marylin bengs- Numero di messaggi : 2
Data d'iscrizione : 22.02.09
Re: Atto Secondo: Il costo Dei Sogni
in un primo momento marylin aveva pensato di andare alla panetteria per chiedere aiuto a thomas,suo fratello per pagare l'affitto, sarebbe stata stata disposta anche a rinunciare a vedere peter davidson, il bel giovane che qualche volta passava alla locanda.... ma subito si ricordò che thomas aveva già tante preoccupazioni anche senza che dovesse occuparsi di lei...e rammentando anche il fatto che se fosse arrivata tardi alla locanda il signor larry, il suo datore di lavoro nn l'avrebbe pagata a dovere, si fece forza e decise di recarsi alla locanda, dove già i clienti si stavano lamentando dell fatto che la zuppa nn era stata ancora servita....
marylin bengs- Numero di messaggi : 2
Data d'iscrizione : 22.02.09
Re: Atto Secondo: Il costo Dei Sogni
Marylin uscí in strada e non facendo caso alla fitta nebbia di quella mattina londinese si diresse verso la locanda dove lavorava, mentre attraversava il ponte le sembró di vedere un ragazzino in discussione con un personaggio strano ma non ebbe il tempo per fermarsi, si strinse la sua giacca a se mentre tentava di ripararsi dall'umida aria autunnale di londra...
Prima di entrare nella locanda Marylin si fermó per un istante, esitando ancora. Guardó l'insegna logora, le lettere verdi che componevano il nome "the five bells" erano appena leggibili, quell'insegna aveva visto ormai troppi inverni londinesi, come le grosse porte verdi in legno massiccio dell'entrata dalle quali la pittura si stava ormai scrostando a grandi pezzi.... quanti ricordi, quante esperienze... e solo una manciata erano positive...
Marylin spinse le pesanti porte e si ritrovó all'nterno della locanda.
Ci vollero alcuni momenti perche gli occhi di Marylin si adattassaro all'oscuritá che regnava nella locanda, la poca luce che proveniva dalle finestre che davano sulla strada non sembrava scalfire il manto oscuro che riempiva la locanda e soltanto un focolare da un lato e due candele dietro al bancone contribuivano a cacciare le ombre.
La locanda era ancora quasi vuota, molti dei tavoli cerati e grassi erano vuoti, rimanevano nella sala soltanto una piccola manciata di clienti, alcuni ubriaconi gia al primo boccale di birra, due marinai che confabulavano a bassa voce su dei piatti fumanti un giocatore d'azzardo che aspettava i suoi compagni di gioco ed un uomo con un bicchiere quasi pieno ad un tavolo vicino al fuoco...
Vedendo ques't uomo Marylin ebbe un fremito, un fremito che fu scosso dalla voce forte del signor Larry
"ma,ma,ma....Guardate chi habbiamo qui! La Bella Marylin a deciso di degnarci della sua presenza anche oggi!"
La sua voce non tentava di nascondere il sarcasmo ed uno degli ubriacono colse quella frase come un invito e scoppio a ridere in una risata che suonava piu aggiacciante che divertente...
Si sentiva dalla voce di Larry che aveva bevuto leggermente, ma cio non voleva dire niente. Era un irlandese, e tutti sapevano quello che si raccontava su quella gente...
Prima di entrare nella locanda Marylin si fermó per un istante, esitando ancora. Guardó l'insegna logora, le lettere verdi che componevano il nome "the five bells" erano appena leggibili, quell'insegna aveva visto ormai troppi inverni londinesi, come le grosse porte verdi in legno massiccio dell'entrata dalle quali la pittura si stava ormai scrostando a grandi pezzi.... quanti ricordi, quante esperienze... e solo una manciata erano positive...
Marylin spinse le pesanti porte e si ritrovó all'nterno della locanda.
Ci vollero alcuni momenti perche gli occhi di Marylin si adattassaro all'oscuritá che regnava nella locanda, la poca luce che proveniva dalle finestre che davano sulla strada non sembrava scalfire il manto oscuro che riempiva la locanda e soltanto un focolare da un lato e due candele dietro al bancone contribuivano a cacciare le ombre.
La locanda era ancora quasi vuota, molti dei tavoli cerati e grassi erano vuoti, rimanevano nella sala soltanto una piccola manciata di clienti, alcuni ubriaconi gia al primo boccale di birra, due marinai che confabulavano a bassa voce su dei piatti fumanti un giocatore d'azzardo che aspettava i suoi compagni di gioco ed un uomo con un bicchiere quasi pieno ad un tavolo vicino al fuoco...
Vedendo ques't uomo Marylin ebbe un fremito, un fremito che fu scosso dalla voce forte del signor Larry
"ma,ma,ma....Guardate chi habbiamo qui! La Bella Marylin a deciso di degnarci della sua presenza anche oggi!"
La sua voce non tentava di nascondere il sarcasmo ed uno degli ubriacono colse quella frase come un invito e scoppio a ridere in una risata che suonava piu aggiacciante che divertente...
Si sentiva dalla voce di Larry che aveva bevuto leggermente, ma cio non voleva dire niente. Era un irlandese, e tutti sapevano quello che si raccontava su quella gente...
Kincajou- Numero di messaggi : 206
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